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Leonardo S.p.A. sotto accusa: la mia interrogazione


Ho presentato un’interrogazione parlamentare (https://goo.gl/qVyjPw) in cui chiedo ai Ministri dell’economia e delle finanze, degli affari esteri e della cooperazione internazionale e della difesa, di rispondere in merito al rapporto “Dirty Profits 5″ presentato il all’organizzazione non governativa Facing Finance, che denuncia la violazione degli standard e delle normative internazionali, sociali ed ecologiche da parte di aziende e banche europee, mettendo sul banco delle imprese accusate l’italiana Leonardo.

int1Nel Rapporto (https://goo.gl/eeZVb2), in particolare, si afferma che la società Leonardo (ex Finmeccanica) svilupperebbe veicoli militari senza pilota e armi potenzialmente autonome per paesi che violano i diritti umani e che si distinguono per violenze contro i civili, come l’Oman o l’Arabia Saudita, o che sono coinvolti in conflitti come quello in corso nello Yemen, in cui secondo le stime recentemente fornite dall’ONU dall’inizio del conflitto il bilancio di guerra ha prodotto la morte di oltre 10mila civili, il ferimento di altri 40mila e più di 3 milioni di sfollati.

Secondo il Rapporto, la società Leonardo non sarebbe poi firmataria dell’United Nations Global Compact, ovvero l’iniziativa ONU nata per incoraggiare le aziende di tutto il mondo ad adottare politiche sostenibili e nel rispetto della responsabilità sociale d’impresa e per rendere pubblici i risultati delle azioni intraprese. Inoltre, Leonardo non avrebbe riconfermato il suo sostegno ai “Principi guida delle Nazioni Unite sulle imprese e i diritti umani”, a differenza di gran parte delle società esaminate nel Rapporto. Per queste ragioni, almeno 4 grandi investitori internazionali (Delta Lloyd Asset Management, Nordea, Azio e AP7) avrebbero escluso la società italiana dai loro investimenti.

Nell’interrogazione parlamentare chiedo ai Ministri interessati come valutino la denuncia sollevata da Facing Finance e le implicanze sull’azienda italiana Leonardo S.p.A., alla luce dell’art. 41 della nostra Costituzione, che vieta lo svolgimento di attività economica a danno della sicurezza, libertà e dignità umana, ma anche di esercitare una moral suasion nei confronti dell’azienda italiana affinché sottoscriva rapidamente lo United Nations Global Compact, riconfermando inoltre il proprio sostegno ai “Principi guida delle Nazioni Unite sulle imprese e i diritti umani”.

L’italiana Leonardo S.p.A (ex Finmeccanica), attiva nei settori della difesa, dell’aerospazio e della sicurezza, è il nono produttore mondiale di tecnologia militare, con una vendita generale di armi per nove miliardi di dollari, tanto da qualificare la stessa, per giro d’affari, come seconda azienda del settore in Europa. Il Ministero dell’ economia e delle finanze è inoltre il maggiore azionista di riferimento in quanto la sua partecipazione in Leonardo S.p.A è pari al 30,20% delle quote azionarie.

Potete leggere il testo integrale dell’interrogazione qui sotto.

Atto di Sindacato Ispettivo n° 3-03590

Atto n. 3-03590 (in Commissione)

Pubblicato il 16 marzo 2017, nella seduta n. 787

COTTI , CAPPELLETTI , CASTALDI , GIARRUSSO , MONTEVECCHI , PUGLIA – Ai Ministri dell’economia e delle finanze, degli affari esteri e della cooperazione internazionale, della difesa e dello sviluppo economico. -Premesso che:

in data 9 febbraio 2017, per il quinto anno consecutivo, l’organizzazione non governativa “Facing Finance” ha presentato il rapporto “Dirty profits 5″ nel quale si evidenzia come gli impegni volontari assunti da aziende e banche non riescano a prevenire la violazione degli standard e delle normative internazionali sociali ed ecologiche;

il rapporto analizza il rispetto dei diritti umani, dell’ambiente e degli standard anticorruzione di 14 aziende multinazionali e 5 tra le principali banche europee. Il quadro tratteggiato è preoccupante: i lavoratori vengono sfruttati, la direzione imposta all’ambiente e al clima sembra precipitare velocemente verso la rovina e la corruzione dilaga;

più nello specifico, il rapporto, redatto con la collaborazione di organizzazioni internazionali come Transparency international, Greenpeace e Human rights watch, rileva che il 64 per cento delle aziende analizzate ha uno o più casi documentati di coinvolgimento nella distruzione dell’ambiente e del clima. Inoltre, per il 42 per cento delle aziende sono stati documentati casi di corruzione nelle loro operazioni e il 57 per cento è coinvolto in violazioni dei diritti umani;

tra le aziende monitorate da Facing Finance compare l’italiana Leonardo SpA (ex Finmeccanica), attiva nei settori della difesa, dell’aerospazio e della sicurezza. La società è il nono produttore mondiale di tecnologia militare, con una vendita generale di armi per 9 miliardi di dollari, tanto da qualificare la stessa, per giro d’affari, come seconda azienda del settore in Europa dietro il gruppo BAE Systems britannico, mentre le altre maggiori aziende sono statunitensi;

secondo il rapporto “Dirty profits 5″, Leonardo svilupperebbe veicoli militari senza pilota e armi potenzialmente autonome per Paesi che violano i diritti umani e che si distinguono per violenze contro i civili, come l’Oman o l’Arabia saudita, o che sono coinvolti in conflitti;

il rapporto evidenzia inoltre come la società Leonardo non sia firmataria dell’United Nations global compact, ovvero dell’iniziativa ONU nata per incoraggiare le aziende di tutto il mondo ad adottare politiche sostenibili e nel rispetto della responsabilità sociale d’impresa e per rendere pubblici i risultati delle azioni intraprese;

la società Leonardo non avrebbe poi riconfermato il suo sostegno ai “principi guida delle Nazioni Unite sulle imprese e i diritti umani”, a differenza di gran parte delle società esaminate nel rapporto. Per queste ragioni, almeno 4 grandi investitori internazionali (Delta Lloyd asset management, Nordea, Azio e AP7) avrebbero escluso la società italiana dai loro investimenti;

in forza dell’art. 41 della Costituzione italiana, l’iniziativa economica privata non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana;

la partecipazione del Ministero dell’economia e delle finanze in Leonardo è pari al 30,20 per cento delle quote azionarie, tanto da risultare come il maggiore azionista di riferimento;

nel panorama mondiale l’Italia è uno dei Paesi maggiormente impegnati nella produzione e nella distribuzione d’arma di elevato contenuto tecnologico,

si chiede di sapere:

se i Ministri in indirizzo siano a conoscenza del rapporto “Dirty profits 5″ di Facing Finance;

come valutino i contenuti della denuncia e le implicazioni riguardanti l’azienda italiana Leonardo SpA, alla luce del dettato costituzionale che vieta lo svolgimento di attività economica a danno della sicurezza, libertà e dignità umana;

se non ritengano, per quanto di competenza, di dover esercitare una moral suasion nei confronti di Leonardo, affinché l’azienda sottoscriva rapidamente lo United Nations global compact, riconfermando inoltre il proprio sostegno ai “principi guida delle Nazioni Unite sulle imprese e i diritti umani”;

per quali motivi nella politica industriale dell’azienda non sia prevista l’interruzione della vendita di armamenti verso quei Paesi in stato di conflitto, come lo Yemen, in cui, secondo le stime recentemente fornite dall’ONU, dall’inizio del conflitto il bilancio di guerra ha prodotto la morte di oltre 10.000 civili, il ferimento di altri 40.000 e più di 3 milioni di sfollati.

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