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Scelte di pace: riconvertiamo economia che uccide

A margine del convegno “Scelte di Pace” tenutosi alla Camera dei Deputati lo scorso 14 marzo, l’intervista di Radiophonica Perugia sul tema dell’export armi, F-35 e rischio nucleare.

“Scelte di pace, riconvertiamo l’economia che uccide”, era il tema del convegno oranizzato dal Movimento dei Focolari in Italia svoltosi a Roma: l’intervento di Roberto Cotti.

Un appello per dire stop alle armi italiane nei Paesi in guerra

L’Italia è il 7° esportatore di armi al mondo. Perché il governo non rispetta le leggi? Un convegno alla Camera per discuterne organizzato dai Focolari e dal gruppo editoriale Città Nuova con parlamentari e rappresentanti della società civile

Le bombe, l’economia e la politica

Si può osare di più, secondo Costituzione e come ci chiede papa Francesco

Dopo il convegno “Scelte di pace. Riconvertiamo l’economia che uccide”, promosso dal Movimento dei Focolari Italia e Gruppo editoriale Città Nuova in Parlamento.

Come è possibile che un gruppo industriale tedesco produca in Italia nella zona del Sulcis, in Sardegna, bombe destinate a un Paese come l’Arabia Saudita che è a capo di una coalizione impegnata in azioni di guerra nello Yemen? Perché si vendono caccia bombardieri al Kuwait, che fa parte della stessa coalizione impegnata in operazioni belliche condannate dall’Onu? Perché i parlamentari italiani non si uniscono per fermare questa palese contraddizione dello spirito della Costituzione e di una legge dello Stato, la n.185 del 1990? La medesima legge prevede un fondo per la riconversione industriale delle aziende di armi che non viene alimentato da anni.

Sono queste alcune delle semplici domande che per il terzo anno consecutivo il Movimento dei Focolari in Italia  ha rivolto  ai parlamentari, sostenendo l’iniziativa dei suoi giovani universitari e lavoratori che hanno preso sul serio la proposta di sperimentare la fraternità in ogni ambito dell’esistenza. Dal gesto quotidiano di accoglienza e rispetto verso tutti alle scelte in campo economico e politico.

 «L’Italia è fra i maggiori esportatori di armi: al 7° posto nel periodo 2000-2016; la fetta maggiore, pari al 35,72%, è diretta in Medio Oriente», ha affermato il professor Maurizio Simoncelli dell’Istituto di ricerche internazionali Archivio Disarmo (Iriad). Che fare? Si possono lasciare nella trappola tra lavoro o bombe interi territori martoriati dalla crisi economica?

Nel corso dell’incontro si è palesata l’unità di intenti con realtà autorevoli come Amnesty international, Pax Christi, Rete della pace, Banca etica e Iriad. Nonostante le migliori intenzioni e le denunce avanzate dai parlamentari presenti al dibattito, la situazione non sembra affatto rientrare tra le priorità del governo e delle forze politiche, quando basterebbe un semplice atto di indirizzo delle commissioni Difesa di Camera e Senato per impegnare l’esecutivo a mantenersi in linea con i valori costituzionali.

L’impegno quindi non può che continuare nel segno di un forte appello alla coscienza di ognuno come ha rilanciato, condividendo il tema dell’incontro, Marco Tarquinio, direttore del quotidiano Avvenire, per generare azioni coerenti e di giustizia.

«Giornata bella, intensa, seria e impegnativa», ha detto Renato Sacco di Pax Christi riferendosi al 14 marzo scorso con riferimento, anche, al gesto pubblico del Movimento dei Focolari, rappresentato da Alfredo Scognamiglio, di contribuire a “disarmare la finanza” promuovendo l’apertura dei conti correnti presso le banche, in primis Banca etica, non coinvolte nella filiera degli armamenti. Scelta condivisa e promossa con la pratica del Bank Mob dall’Associazione Economia e Felicità. Eppure, nota sempre don Sacco, «mi sarei aspettato qualche onorevole in più di area cattolica. So che i parlamentari hanno molti impegni, ma c’è sempre tempo per loro di sbilanciarsi su questi temi. Che non ci si limiti magari a parlare dei cristiani in Iraq o Siria e poi si resta taciturni sulla violazione della 185/90 e sulla vendita di bombe italiane all’Arabia saudita. Paese che bombarda nello Yemen e sostiene l’Isis. Forse si può osare di più, come ci chiede papa Francesco da 4 anni».

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