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Servitù militari: accordo al ribasso?

Roma, 29 novembre 2017 – “Più che agli esercizi di equilibrismo semantico, alle promesse sbandierate con efficace enfasi comunicativa, bisognerà verificare con attenzione, parola per parola, i contenuti dell’annunciato accordo di “ottimizzazione delle servitù militari in Sardegna”. Già il termine “ottimizzazione” non fa presagire nulla di buono, semmai una presa per i fondelli”. Allo stato delle informazioni disponibili siamo ancora lontani da quanto desiderano sia i sardi, oberati di aree militari demaniali sottratti alla loro disponibilità, sia da quanto si aspetterebbero i militari coinvolti nelle esercitazioni e i residenti nelle zone limitrofe ai poligoni, tuttora esposti a rischi sanitari per l’effetto di spari ed esplosioni responsabili della creazione di nanoparticelle cancerogene, che si possono combattere solo non creandole. Dunque un provvedimento che non deve creare illusioni nè venir considerato risolutivo dei problemi ambientali e sanitari dei poligoni”. Così il senatore del M5s Roberto Cotti commenta a caldo le prime indiscrezioni di stampa sui termini dell’intesa che sarebbe stata raggiunta con il Governo sulle servitù militari in Sardegna, che il presidente Francesco Pigliaru si appresterebbe a sottoporre all’attenzione del Consiglio regionale.

Cotti aggiunge: “Pigliaru chiosa di importanti rilasci dal forte valore simbolico: ma che vuol dire? In termini di estensione territoriale a quanto assommano? Chi si farà carico – e con quali risorse – delle bonifiche? Ma soprattutto, come si coniugano i trionfalistici annunci di riduzione delle servitù rispetto alle dichiarazioni del Capo di stato maggiore dell’esercito, generale Danilo Errico, davanti alle Commissioni Difesa della Camera e del Senato? Le ricordiamo ai più sbadati: “Il numero dei poligoni militari non è insufficiente, è di mera sufficienza, cioè siamo ad un livello tale che non possiamo scendere al di sotto di quello che abbiamo, non possiamo più perdere spazi. Teulada è proprietà dell’esercito, l’abbiamo acquistata noi tanti anni fa. Il sistema di poligoni nazionale è già a livello di mera sufficienza e non è ulteriormente comprimibile. In particolare, riguardo alle aree di addestramento dei militari, il poligono di Capo Teulada è il più importante in quanto è l’unico che consente all’Esercito l’approntamento unitario e l’amalgama di complessi di forze fino a livello gruppo tattico: gli altri poligoni sono integrativi dell’attività che si svolge a Teulada”.

Sull’accordo per la riduzione delle servitù militari, affinché lo stesso non si trasformi nell’ennesimo teatrino o, peggio, inganno dei sardi, il senatore Cotti auspica il coinvolgimento della società civile e non solo dell’Aula del Consiglio regionale: “Il presidente Pigliaru dovrebbe ricordare che l’ordine del giorno approvato dal consiglio regionale nel giugno 2014 (https://goo.gl/ZRgVW1) lo impegnava non soltanto per una generica e progressiva dismissione dei poligoni, bensì per il loro superamento dal punto di vista economico, sociale ed ambientale, con un riequilibrio in termini di compensazione economica rispetto ai danni ambientali, sanitari ed economici subiti nel corso degli anni a causa del gravame militare nell’Isola, ciò attraverso una valutazione indipendente, secondo standard internazionali, degli eventuali costi da mancati sviluppi alternativi dei territori, comprensivi dei danni sanitari e di salute pubblica legati alla presenza dei poligoni militari. Lo stesso ordine del giorno lo impegnava, tra l’altro, sulla destinazione (nell’ambito dei processi di riconversione delle attività svolte nei poligoni), di una quota degli investimenti statali in ricerca e innovazione, proporzionale al gravame militare, purché sia ad uso esclusivo civile e non impattante per l’ambiente, così come a chiedere risorse adeguate per le bonifiche ambientali delle aree in cui sono presenti servitù militari in via di dismissione e a consentire l’avvio ed il supporto di attività socio-economiche tese a garantire il progressivo superamento della dipendenza sociale ed economica delle popolazioni dalle servitù militari. C’è traccia di tutto ciò nell’accordo con il Governo?”

 

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